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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

PAURA- SERPENTI SOTTO IL TAPPETO

“In questi giorni di catastrofici mutamenti e di funesta incertezza, vi è forse uomo che sperimenti la depressione e il disorientamento di una paralizzante paura che, simile ad un tormentoso cane d’inferno, perseguita ogni nostro passo? Turbati dal fatto che giorni e anni passano così velocemente, noi ci prescriviamo droghe che promettono eterna giovinezza. Quasi senza essere consapevoli del mutamento, molti hanno permesso alla paura di trasformare l’alba dell’amore e della pace in un tramonto di depressione interiore. Ma io non intendo suggerire che noi dovremmo cercare di eliminare interamente la paura dalla vita umana: se anche questo fosse umanamente possibile, sarebbe praticamente indesiderabile. La paura è l’elementare sistema d’allarme dell’organismo che avverte dell’avvicinarsi dei pericoli e senza del quale l’uomo non sarebbe potuto sopravvivere né nel mondo primitivo né in quello moderno.  La paura, inoltre, è un’importante forza creativa. Ogni grande invenzione e ogni proc

CATILINA, RITRATTO DI UN UOMO IN RIVOLTA; RECENSIONE

La storia è senza dubbio la disciplina più bella, quella più affascinante. Essa infatti è la vita, la materia più reale che si possa studiare; tra le sue pagine, quindi, troviamo nient'altro che uomini che hanno avuto il nostro ruolo, quello di abitanti del presente. Un problema però ci poniamo nello studio della stessa, chi è che scrive la storia? I vincitori, i potenti, coloro che soggiogano e non quelli che sono soggiogati. Dimentichiamo ogni giorno momenti di vita delle masse, teniamo conto solo dei grandi re di Francia, non dei poveri ugonotti, cerchiamo di studiare la psicologia dei condottieri più spietati, ma nessuno si chiede mai cos'abbiano pensato i popoli sfruttati, la storia è scritta dai vincitori e la nostra opinione nei confronti degli eventi è indirizzata dalla penna del tiranno di turno. In questo libro Massimo Fini cerca di invertire la rotta, analizza infatti, secondo le fonti, uno degli episodi più significativi della storia di Roma, con uno dei personagg

MR. NOBODY, RECENSIONE DEL FILM

Se siete in cerca di un film che vi tenga col fiato sospeso dall’inizio alla fine, che vi porti ai confini della vostra immaginazione e che rovesci continuamente le carte in tavola, ho quello che fa per voi: MR. NOBODY La pellicola, diventata film di culto, può collocarsi tra il genere drammatico e l’universo fantascientifico. Segue la storia di Nemo Nobody, interpretato in età adulta e in vecchiaia da un insolito Jared Leto, definito dal regista Van Dormael «un attore che può trasformarsi fisicamente, vocalmente, ritmicamente», doti assolutamente necessarie per l’interpretazione   di un personaggio così multiforme. Difficile riassumere la trama di un film così articolato e complesso. La storia si sviluppa su quattro linee narrative che corrispondono a dimensioni fisiche distinte, ma miscelate continuamente con straordinaria abilità, proiettando diversi scenari di vita associati a ogni possibile scelta del protagonista. Nemo in versione infantile, posto a un bivio importantis

SOLO LE BOMBE SCUOTONO L'INDIFFERENZA?

Nel 1969 si tenne il fes tival di Woodstock nei pressi di New York. Vi parteciparono molti esponenti della scena musicale dell’epoca, tra questi Jimi Hendrix, che tenne un’esibizione strabiliante. Con in braccio la sua chitarra distintiva, una Fender Stratocaster, durante il suo concerto intonò le note dell’inno americano ( Star Splanged Banner ), ma non le suonò in maniera tradizionale. Inserì nell’esecuzione suoni che rimandavano alla guerra: bombe, sirene, colpi di fucile, oltre ad aver quasi del tutto scordato la chitarra per rendere il suono distorto e cacofonico. Jimi Hendrix ha voluto colpire nel profondo l’orgoglio americano “sbeffeggiando” l’inno degli Stati Uniti. Oltre ad aver rappresentato uno dei momenti più alti della musica rock, questa esibizione fu una critica mossa contro gli USA per la sua indole guerrafondaia. In quegli anni gli Stati Uniti stavano portando avanti la guerra in Vietnam, uno stato del sud-est asiatico, per fronteggiare l’espansione degli ideali

THE GIVER, RECENSIONE DEL FILM

“Da grande sofferenza scaturì una soluzione: luoghi idilliaci in cui il disordine divenne armonia.” Riadattamento del romanzo distopico di Lois Lowry, The Giver è un film del 2014 diretto da Phillip Noyce. E’ la storia di un mondo perfetto, i cui abitanti vivono in pace e armonia grazie all’iniezione quotidiana di un farmaco che annulla le emozioni umane: non ci sono disparità, dolori, guerre, conflitti. Questo luogo quasi utopico nasconde però una realtà ben più atroce: a venir cancellati sono anche i sentimenti più puri e naturali, l’amore, la gioia, la meraviglia. Questo mondo è visto dagli occhi di Jonas, interpretato da Brenton Thwaites . Jonas è un ragazzo pieno di vita, sveglio e curioso, che ha sempre seguito le regole. Una volta compiuti diciotto anni, la sua vita cambia drasticamente: come ogni altro diciottenne nella sua comunità prende parte alla cerimonia di assegnazione che designerà quale sarà il suo incarico per il resto della sua vita. Ma Jonas non diventa un med

JANE EYRE

“Un giorno lei giungerà ad una stretta tra le rocce, dove il flusso della vita s’infrangerà in un vortice tumultuoso e schiumeggiante e allora o lei finirà sbriciolata su quelle cime scabre, oppure, sollevata da un’onda potente, si troverà a fluttuare in acque assai più calme, come è accaduto a me”. Due parole: Jane Eyre. E’ tutto ciò che serve per ricordare l’indescrivibile universo racchiuso nella sua esile figura a tutti coloro che hanno letto l’omonimo romanzo. Coraggio. Fede. Determinazione. Rara e sconfinata forza d’animo. Sono queste le qualità della protagonista di un classico senza tempo, in cui l’inenarrabile talento della scrittrice inglese Charlotte Bronte si confonde, al punto giusto, con l’impetuosità del suo spirito indomito. Il grigiore della dinamica Inghilterra ottocentesca è lo scenario perfetto per le vicende della giovane Jane che, dopo la morte dei genitori, viene affidata alle cure dell'insensibile zia paterna. Abbandonata dagli affetti del mondo este

IL VECCHIO E IL MARE, RECENSIONE

Il Vecchio e il mare “ Sentì il ferro conficcarsi e vi si appoggiò sopra e lo immerse più profondamente e poi lo spinse con tutto il peso del suo corpo. Allora il pesce tornò in vita, recando in sé la sua morte, e si librò alto fuori dall’acqua mostrando tutta la sua grande lunghezza e larghezza e   tutta la sua forza e la sua bellezza. Parve restare sospeso nell’aria sul vecchio nella barca. Poi precipitò in acqua in un crollo che coprì di spuma il vecchio e tutta la barca” Santiago , un vecchio pescatore cubano, da due mesi e mezzo esce per mare e torna a mani vuote e la sua reputazione è così compromessa che perfino i genitori del suo apprendista, il giovane  Manolin , vogliono che il figlio presti servizio presso pescatori più abili e fortunati. Ma il ragazzo è molto affezionato a Santiago e continua a frequentarlo, aiutandolo con le reti e le provviste e conversando con lui di vari argomenti. Un giorno Santiago decide di mettere fine agli esiti negativi delle sue battute d

IL NOME DELLA ROSA, RECENSIONE

"Il sapere non è come la moneta, che rimane fissamente integra anche attraverso i più infami baratti: esso è piuttosto come un abito bellissimo, che si consuma attraverso l'uso e l'ostentazione. Non è così infatti il libro stesso, le cui pagine si sbriciolano, gli inchiostri e gli ori si fanno opachi, se troppe mani lo toccano?” (U. Eco, Il Nome della Rosa ). Il Nome della Rosa è un avvincente romanzo di Umberto Eco che intreccia con scrupolosa attenzione la narrazione di un giallo medioevale con la trattazione di tematiche filosofiche e religiose come, ad esempio, l’eresia, l’amore, il riso, la superstizione, la lussuria e il sapere. In quest’opera, infatti, ogni elemento, dai personaggi agli ambienti, oltre ad una valenza morale indiscutibile, sembra avere un ruolo funzionale nella presentazione dell’ambiente medioevale, il quale viene descritto nelle sue varie sfaccettature, in modo del tutto realistico. Questo libro mi ha affascinato ed interessato poiché, n

UNO STUDIO IN ROSSO, RECENSIONE

<<ah, un mistero dunque?>> esclamai stropicciandomi le mani <<interessantissimo. Le sono davvero grato per averci fatto incontrare. “Lo studio adatto all’uomo è l’uomo”, come sa>> <<Lo studi allora>> rispose Stamford congedandosi<<Ma lo troverà un problema non certo facile. Scommetto che scoprirà su di lei molto di più di quanto lei scoprirà su di lui>>. Questa è la parte finale del discorso tra Watson e l’uomo che lo ha presentato a Scherlock Holmes. Il libro si apre con la storia di Watson, che, per via di un infortunio, è riuscito   tornare a Londra. Scherlock Holmes afferma di sapere della sua vita militare di Watson in Afghanistan. Watson è perplesso, come faceva a saperlo? Diventati coinquilini nell’appartamento 221B di Becker Street. Watson decide di scrivere un diario e di raccontare la storia di Scherlock Holmes, consulente investigativo che ha risolto molti casi senza ricevere grandi meriti. Il libro continua con la

NON LASCIARMI, RECENSIONE

Darling hold me, hold me, hold me, and never let me go Il fortunato romanzo di Kazuo Ishiguro, trasformato in pellicola da Mark Romanek, trae il suo titolo dall’omonima canzone Never let me go, di Judy Bridgewater (fictional singer), sulle cui note balla Kathy H, distinta studentessa del collegio di Hailsham. Gli alunni di Hailsham sono speciali: in primo luogo perché sono dei cloni, vengono creati ed educati per diventare donatori, per trasformarsi, cioè, in merce per coloro che li hanno creati, in merce di organi. Secondariamente poiché, a dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, sono dotati di un’anima. E’ questo il tema su cui insistono le tutrici di Hailsham e la misteriosa Madame: possono, questi studenti, esser dotati di un corpo umano, senza possedere al contempo un’anima? La risposta del mondo è negativa, mentre le storie di Kathy, Ruth e Tommy ci mostrano il contrario. Ci dicono, come afferma Kathy alla fine del film, che le loro vite non sono così diverse da qu

TERSITE

Camminava sotto la luce fioca della luna turca. E sotto il peso della sua gobba si dirigeva verso la misera tenda che gli era stata affidata. Trascinava le sue gambe, una dopo l’altra, fissava il mare e guardava le onde. Il mondo da lui vissuto in realtà non gli apparteneva, e continuava a scrutare l’orizzonte, come per cercare qualcosa, come se qualcuno, al di là delle terre, lo stesse aspettando. Ma proseguì nel camminare, continuando ad alimentare la sua grigia vita. Faticava nell’andare avanti: non era più così giovane e la sua andatura claudicante gli riservava parecchi disagi. Piangeva, ma nel silenzio dell’accampamento le sue lacrime chiare passavano totalmente inosservate   al mondo, era troppo diverso per lui, o semplicemente non era giusto. Subiva, ogni giorno, da tutti, e non poteva sopportare tutto questo, voleva cambiare il mondo, illuso, nessuno avrebbe ascoltato un uomo simile. Così, stanco per la lunga camminata, salì sul molo e, con le gambe a penzoloni, si sedette a

ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS, RECENSIONE

“ Vede   io ho il vantaggio di… riesco a vedere il mondo solamente come dovrebbe essere. E quando non lo è, una piccola imperfezione risalta come il naso in mezzo alla faccia. Questo rende il più della vita insopportabile però si rivela utile nel caso di un’indagine sul crimine”. Intuitivo. Geniale. Esigente.   Questi sono gli aggettivi in cui va ricercata la personalità di Hercule Poirot, il noto protagonista di “Assassinio sull’Orient Express”, film   il cui copione ripercorre in modo alquanto discutibile le righe del celebre romanzo di Agatha Christie. Con l’incombente minaccia di essere eclissato dalla fortunata versione proposta nel 1974 dal produttore statunitense Sidney Lumet, il regista, nonché attore principale, Kenneth Branagh, con l’aiuto della 20th Centuy Fox, si è circondato di un cast eccezionale, fregiato dalla bravura e professionalità di numerose stars holliwoodiane, quali Michelle Pfeiffer ,  Johnny Depp ,  Daisy Ridley ,  Josh Gad ,  Judi Dench ,  Penélope Cr

RECENSIONE DEL LIBRO "ORGOGLIO E PREGIUDIZIO"

“Un po’ troppo leggero, e brillante, e spumeggiante”: è così che Jane Austen definisce uno dei romanzi di formazione più letti e apprezzati della letteratura inglese dell’Ottocento. “Orgoglio e Pregiudizio” racconta la storia della giovane Elizabeth Bennet, per Austen “la creatura più incantevole che sia mai apparsa sulla carta stampata” e dell’incontro con il misterioso Mr. Darcy. La vita ordinaria della cittadina in cui abita con la sua famiglia viene infatti piacevolmente sconvolta dall’arrivo di due nobili gentiluomini: Mr. Bingley e il suo fedele amico Mr. Darcy, alla ricerca di pace e tranquillità nella campagna inglese. Non sanno però che in seguito al loro arrivo si aprirà una vera e propria gara tra le giovani fanciulle del paese per guadagnarsi le loro attenzioni. E’ proprio durante uno dei balli organizzati per conoscere i due che Mr. Darcy ed Elizabeth si incontrano per la prima volta. Ad un Darcy che considera Elizabeth "appena passabile", si oppone un Bing

RECENSIONE DEL LIBRO "LA MORTE DI IVAN IL'IC"

“Il fatto stesso della morte  di una persona  tanto vicina a loro, aveva suscitato, come accade sempre, in tutti coloro che l'avevano appreso, un senso  di soddisfazione  perchè ognuno pensava:   è morto  lui e non io.” La morte di Ivan Il’Ic è un romanzo capace di scavare nel profondo dell’animo umano, e nel contempo di essere un'inesorabile fonte di riflessione per i lettori. L’autore con un elegante scioltezza stilistica affronta tematiche come la vita, la morte, l’amicizia, la solitudine e la fiducia, usando l’espediente della malattia e della morte del protagonista per mettere a nudo l’indole egoista ed avara che caratterizza l’uomo. Oltretutto si può notare nella parte finale dell’opera, come Ivan Il’Ic si senta tradito dalla vita al punto tale che cambia la sua percezione delle cose ed anche i ricordi felici perdono significato. Dal mio punto di vista “La morte di Ivan Il’Ic” è un capolavoro letterario dal notevole spessore morale, che tutti dovrebbero

OPEN SPACE

«A me interessa, prima di morire, di capire il mondo in cui sono, non di goderlo attraverso un qualche possesso che non sia d’amore» scriveva Pasolini a Biagio Marin nel 1955. Quello che Pasolini chiedeva non era una nuova etica, bensì una conoscenza più vera, viva ed esaustiva delle cose. Una conoscenza sempre attenta e vivida che scaturisse da un animo giovane, giovane non nel significato più ovvio del termine. Giovane perché riesce ancora a stupirsi, giovane perché prova ancora meraviglia per tutto quello che lo circonda ed è assetato di conoscenza e di sapere. “Quanta gioia in questa furia di capire” citava lo stesso Pasolini nel poemetto “Le Ceneri di Gramsci”, denunciando l’indifferenza di molti uomini nei confronti della conoscenza di se stessi e del mondo che ci circonda. È solo la cultura a rendere l’uomo libero, a promuovere il suo spirito critico e a permettergli di abbattere le catene dell’ignoranza, dell’oscurantismo e dalle false credenze. Cultura deriva dal lati