Darling hold me, hold me, hold me,
and never let me go
Il fortunato romanzo di Kazuo Ishiguro, trasformato in
pellicola da Mark Romanek, trae il suo titolo dall’omonima canzone Never let me go, di Judy Bridgewater (fictional
singer), sulle cui note balla Kathy H, distinta studentessa del collegio di
Hailsham.
Gli alunni di Hailsham sono speciali: in primo luogo perché
sono dei cloni, vengono creati ed educati per diventare donatori, per
trasformarsi, cioè, in merce per coloro che li hanno creati, in merce di organi.
Secondariamente poiché, a dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, sono
dotati di un’anima.
E’ questo il tema su cui insistono le tutrici di Hailsham e
la misteriosa Madame: possono, questi studenti, esser dotati di un corpo umano,
senza possedere al contempo un’anima?
La risposta del mondo è negativa, mentre le storie di Kathy,
Ruth e Tommy ci mostrano il contrario. Ci dicono, come afferma Kathy alla fine
del film, che le loro vite non sono così diverse da quelle delle persone che
salvano: tutti completiamo un ciclo e
forse nessuno ha compreso davvero la propria vita, né sente di aver vissuto
abbastanza.
Un universo distopico che diventa teatro di intrecci
sentimentali, storie di speranza, sogni irrealizzati e animi incompresi.
Kathy, Ruth e Tommy ne affronteranno tante, ad Hailsham, ai
Cottages, nel Norfolk, fino alle sale ospedaliere. Ne passeranno tante, senza lasciarsi mai.
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