La storia è senza dubbio la disciplina più bella, quella più affascinante. Essa infatti è la vita, la materia più reale che si possa studiare; tra le sue pagine, quindi, troviamo nient'altro che uomini che hanno avuto il nostro ruolo, quello di abitanti del presente. Un problema però ci poniamo nello studio della stessa, chi è che scrive la storia? I vincitori, i potenti, coloro che soggiogano e non quelli che sono soggiogati. Dimentichiamo ogni giorno momenti di vita delle masse, teniamo conto solo dei grandi re di Francia, non dei poveri ugonotti, cerchiamo di studiare la psicologia dei condottieri più spietati, ma nessuno si chiede mai cos'abbiano pensato i popoli sfruttati, la storia è scritta dai vincitori e la nostra opinione nei confronti degli eventi è indirizzata dalla penna del tiranno di turno. In questo libro Massimo Fini cerca di invertire la rotta, analizza infatti, secondo le fonti, uno degli episodi più significativi della storia di Roma, con uno dei personaggi più emblematici: la congiura di Catilina. Tutti noi la conosciamo secondo gli scritti di Cicerone, ma abbiamo mai pensato che l'arpinate fosse il nemico diretto e quindi la sua opinione non proprio oggettiva? Chi è stato davvero Catilina? Quali gli scopi della sua famosa congiura? In questo volume Fini rivisita criticamente la figura di Catilina andando contro la storiografia tradizionale, vedendo nel patrizio uno "straordinario ribelle", il "primo rivoluzionario della storia", un uomo che guardava avanti, oltre la prospettiva degli sfruttatori, assumendo quella degli sfruttati. Consiglio vivamente la lettura di questo libro, molto leggero, e condito da sfumature sagaci tipiche della penna di Fini, uno studio della storia con gli occhi aperti, per restituire a queste figure eroiche ciò che si meritano.
Antonio Marsicano
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