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IMMIGRAZIONE: PRO E CONTRO DI UN FENOMENO EPOCALE




L’immigrazione è un fenomeno sociale su scala mondiale che consiste nell'insediamento e nella permanenza
in un luogo, con carattere temporaneo o definitivo, di persone provenienti dall'estero o da altre zone del
territorio nazionale, in cerca di lavoro o di condizioni economiche e sociali migliori.
L'immigrazione in Italia è una problematica relativamente recente che ha cominciato a raggiungere dimensioni significative all'incirca nei primi anni Settanta, per poi diventare un aspetto tipico della
struttura demografica italiana nei primi anni del XXI secolo. Infatti, l'Italia, per gran parte della sua storia, dall'Unità in avanti, è stato un Paese di emigrazione, mentre il fenomeno dell'immigrazione è
stato pressoché irrilevante.
Oggi, con l’avvento di nuovi consistenti flussi migratori in Italia e in Europa, l’accoglienza degli immigrati è
diventata oggetto di dibattito pubblico, politico, governativo, e non solo; anche nei contesti popolari, infatti,
non mancano opinionisti: tutti si sentono in dovere di prendere posizione al riguardo, tutti esprimono un
parere, spesso attingendo a luoghi comuni, a pregiudizi e a informazioni erronee, quando in realtà servirebbe
un dibattito serio, approfondito, che parta da dati reali, da analisi rigorose, senza cedere a buonismo o a
razzismo.
Negli ultimi giorni la vicenda della ong Aquarius ha riacceso il dibattito sull’accoglienza dei migranti,
soprattutto in virtù della discutibile decisione del Ministro dell’Interno di chiudere i porti. Estendendo quanto
avvenuto di recente al fenomeno migratorio in generale, si può affermare che gli Italiani aderiscano a
posizioni differenti, quasi dividendosi in due fazioni: i primi sostengono l’accoglienza degli immigrati per
ragioni di natura economica, culturale ed umanitaria, gli altri considerano l’immigrazione una piaga
distruttiva che rovinerà il Paese dal punto di vista economico e sociale.
Personalmente, in virtù della mia indole e della mia istruzione, non posso fare a meno di dichiararmi a favore 
di accoglienza e integrazione dei migranti, sempre a condizione che il fenomeno migratorio sia ben
regolamentato soprattutto a livello europeo, affinché l’Italia non sia la sola a farsi carico degli sbarchi e non
debba far fronte a numeri o a situazioni ingestibili.
Sono innanzitutto motivi umanitari che mi spingono a sostenere l’accoglienza dei migranti, gli stessi valori
che sono alla base della morale che sostiene gli ordinamenti dei Paesi occidentali.
Il fenomeno dell’immigrazione è davvero complesso, la studiosa Saskia Sassen ha ragione quando scrive che
“il linguaggio dell’immigrazione e dei rifugiati è insufficiente a descrivere gli eventi storici in atto”. Questo
processo, infatti, comprende immigrati che raggiungono l’Europa per ragioni diverse e in condizioni diverse.
Migranti irregolari, migranti economici, rifugiati, profughi, sfollati e richiedenti asilo. Ognuna di queste definizioni rievoca in noi immagini diverse, ma allo stesso tempo uguali: non si tratta di
un’emigrazione qualunque, stiamo parlando di una fuga, di un esodo più disperato più che mai. La fuga di
chi cerca condizioni economiche migliori, di chi è oppresso da un regime di governo dittatoriale o totalitario,
di chi insegue il sogno di una dignità ormai perduta. Gli immigrati non partono, non viaggiano, non arrivano,
non scelgono di emigrare, scelgono unicamente di fuggire perché non hanno altre possibilità.
La loro, spesso, non è nemmeno vita: non è vita lì, nei loro villaggi o nelle loro città, non è vita quando
pagano somme di denaro elevatissime per arrivare in Europa, non è vita quando viaggiano in condizioni
disumane, quando vengono rinchiusi in prigione per mesi e mesi, quando vengono torturati e minacciati per
avere in cambio altro denaro, non è vita nemmeno quando salpano. Il loro non è un viaggio di piacere, ma di
sopravvivenza, così come la loro intera esistenza. Molti dei loro sogni di liberazione (come quello della
protagonista del romanzo Non dirmi che hai paura di Catozzella) si vanificano in quel Mare rosso, che un tempo era simbolo di potenza ed egemonia, e ora non è altro che l’emblema di un mondo rovesciato, di una
decadenza apparentemente senza via di scampo.
Quindi, prima ancora di ogni valutazione giuridica, questo fenomeno costituisce una necessità oggettiva e
inoppugnabile: la libera espressione di un legittimo desiderio di sopravvivenza davanti al quale ogni politica 
di governo si vanifica. Se si parlasse meno di migranti e più di persone, se si guardasse con occhi diversi le
immagini degli sbarchi a Lampedusa, se non si utilizzassero termini come "invasione" o "collasso", forse
potremmo comprendere più facilmente questi uomini e queste donne e non avremmo una percezione sviante
del fenomeno.
Ma mettendo ora da parte l’aspirazione al voler restare umani e considerando gli aspetti concreti ed
economici della situazione, esistono altri motivi per convincerci ad accogliere i migranti?
Ebbene sì, ne esistono. Citando il giornalista Franco Rizzi: “il progressivo invecchiamento mondiale, del
quale l’Europa non riesce a invertire la tendenza, avrà delle conseguenze sul nostro Paese. Basti pensare al
nostro sistema pensionistico. Studiosi ed analisti concordano sul fatto che, per uscire da questa delicata
situazione, vi siano solo due soluzioni possibili: diminuire il numero delle pensioni o aumentare il numero
dei lavoratori contribuenti”. Secondo il giornalista la seconda proposta, quella che la Germania sta già
attuando, consisterebbe nell’aumentare il numero dei cittadini contribuenti. Secondo lo studioso Leonid
Bershidsky, l’Europa necessiterebbe di 42 milioni di nuovi cittadini entro il 2020 e di 250 milioni in più nel
2060 per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. La popolazione europea cresce in media
all’incirca l’1% annuo solo grazie ai flussi migratori, l’Italia ha il tasso di natalità più basso in Europa e ad
oggi il flusso migratorio costituisce l’8% della popolazione.
Tra le ragioni per le quali sostengo l’immigrazione compare anche la necessità di manodopera in alcuni
settori in particolare, ai quali gli Italiani non si interessano più. Da questo punto di vista, motivi economici e
motivi culturali si fondono: infatti non c’è bisogno solo di manovalanza, ma anche di nuove idee, nuovi
cervelli e spunti culturali diversi. Anche una certa concorrenza potrebbe stimolare gli Italiani a non
abbandonarsi al sogno di posti sicuri, e a curare la propria formazione e la propria crescita professionale.
Non bisogna poi ignorare le profonde ragioni culturali che potrebbero indurci a parteggiare per l’accoglienza
dei migranti. In primo luogo la nostra cultura è strettamente connessa ai valori cristiani, radicatissimi
nell’etica italiana ed europea, i quali ci impongono di aiutare il prossimo e ci ricordano che anche la storia
del Cristianesimo è legata a dolorosi esodi e a figure di profughi e stranieri; inoltre, se è vero che la storia
insegna qualcosa, dovremmo guardare al passato con un po’ più di rispetto e curiosità per poter comprendere
che il multiculturalismo può essere una ricchezza, così come la diversità in generale. Prima di noi lo avevano
capito i Romani: basti pensare al celeberrimo Livio Andronico, greco romanizzato che tradusse l’Odissea in
latino, o a Quinto Ennio, entrambi sostenitori dell’impero romano nonostante fossero di origine greca.
L’impero romano è stato il primo impero multiculturale realmente riuscito, il quale basò la sua politica di
integrazione su un connubio tra i valori romani e quelli dei vari popoli conquistati.
Dunque, da sempre la storia dell’umanità è stata caratterizzata dal movimento e dalla creazione di reti e
intrecci di culture provenienti da contesti geografici diversi, e penso che dovremmo tenerne conto anche al
giorno d’oggi, quando gli immigrati provengono da gran parte del mondo.
Di diversa opinione, un’altra fascia di Italiani si schiera decisamente, e a volte anche ferocemente, contro il
fenomeno migratorio. Ma quali sono le motivazioni che li conducono a questa dura resistenza?
In primo luogo gli aderenti a questa fazione, sedotti da sistemi massmediologici che diffondono immagini
distorte dalla realtà, hanno una percezione sbagliata ed esagerata del flusso migratorio, ritengono infatti che il 30% della popolazione sia composta da immigrati (in realtà è tra l’8 e il 9%) e che il 20% dei residenti
sia di fede musulmana (sono tra il 2 e il 3%).
In seguito alla pubblicazione di questi dati, il direttore della ricerca, Bobby Duffy, si è così espresso: "Queste
errate percezioni rappresentano una questione cruciale all’interno del dibattito pubblico perché indirizzano
le strategie politiche. Se potessimo disporre di una visione più chiara e aderente alla realtà delle dimensioni
del fenomeno dell’immigrazione, le priorità pubbliche avrebbero un’agenda assai differente”. Infatti la
percezione fuorviante dell’italiano non è solo frutto di mancata informazione, ma anche di immagini
giornalistiche sbagliate e della politica di coloro che, incapaci o lungi dal lottare per imporre gli interessi
popolari, si accontentano di dire alla gente che se non hanno lavoro è perché glielo hanno rubato gli
immigrati e che se stanno male la colpa è dei clandestini.
Molte delle motivazioni contro l’accoglienza dei migranti si appellano a problematiche enfatizzate e legate a
un tipo di immigrazione eccessiva e non regolamentata. Ad esempio si pensa che il flusso migratorio possa
peggiorare le condizioni di lavoro e di vita degli Italiani delle fasce più deboli, che entrerebbero in
competizione con i migranti; oppure si ritiene che i migranti senza occupazione possano unirsi alla
criminalità organizzata o possano esser sfruttati da quest’ultima, si cita inoltre la prostituzione delle donne, le
condizioni di disagio di uomini e di bambini. Le argomentazioni passate in rassegna non sono frutto
dell’immaginazione degli Italiani, tutt’altro, infatti ancora una volta entrano in gioco mass-media e politica,
mezzi di strumentalizzazione di casi isolati, volti a fomentare paure e angosce negli animi degli Italiani.
L’immigrazione è una merce politica di immenso valore, infatti attraverso rappresentazioni distorte, che
alimentano sgomento e rabbia, si mette in atto una campagna propagandistica senza pari. La destra italiana, e
anche quella europea, ne è un chiaro esempio; ritiene che gli stranieri distruggeranno un’identità nazionale
immaginata come un’essenza solida, un monumento marmoreo da preservare a ogni costo. Rifiutano il
multiculturalismo e difendono fermamente gli interessi della Nazione, ponendosi come paladini incorruttibili
degli Italiani; chiaramente la loro visione non si basa tanto su un’ideologia precisa, quanto su una demagogia
volta ad ottenere del consenso politico.
In conclusione vorrei ribadire e sottolineare il mio punto di vista pro-immigrazione alla luce di motivazioni
umanitarie evidenziate da un’iniziativa di cui si fa promotrice la Treccani, chiamata #leparolevalgono,
pensata e portata avanti con la Croce Rossa per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica al significato di
parole come migrazione, accoglienza, asilo. Il presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca,
afferma: “Spesso, quando si affronta il tema della migrazione si parla solo di numeri. Ma fermarsi alle cifre,
senza scoprire i volti e le storie che ci sono dietro, significa non conoscere il fenomeno; per questo abbiamo
deciso di cominciare col dare più valore alle parole, affinché si dia più importanza anche al loro significato”.
Penso che il significato del termine immigrazione sia qualcosa di estremamente vasto, ma penso anche che
non ci si debba fermare alle definizioni, che si debba andare oltre. I migranti, popolo di popoli, sono persone
di straordinario coraggio, dignità e determinazione. Basterebbe dire “uomini”, proprio come noi.

Aurora Alliegro

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