Siamo filosofi e neppure ce ne accorgiamo, ci poniamo e poniamo continuamente domande sulla nostra esistenza e su quella delle cose del mondo, ci chiediamo chi siamo, se Dio esiste, che cos’è il tempo e cosa l’essere, guardiamo con meraviglia tutto ciò che desta in noi attenzione e curiosità, tutto ciò che ci è nuovo, siamo assetati di conoscenza e vogliamo ancora convincerci del fatto che la filosofia sia un qualcosa di astruso e lontano dalla nostra vita? In realtà, secondo un’antica tradizione, essa è strettamente intrecciata con l’esistenza umana, al punto che, come affermava Platone, non si può essere uomini senza prima essere in qualche modo filosofi. Se è vero che l’uomo, in quanto animale, non può fare a meno di respirare e nutrirsi, allo stesso modo, in quanto animale razionale, non può fare a meno di riflettere e filosofare. Dunque dobbiamo sfatare quell’antico detto latino secondo cui primum vivere, deide philosophari (prima vivere, poi filosofare); infatti, se per “vita” non intendiamo quella puramente “biologica”, bensì quella umana e sociale, vivere è filosofare. Secondo l’etimologia della parola, filosofia significa “amore per il sapere” ( dal greco ϕιλία “amore” e σοϕία “sapere”), è dunque una continua ricerca del sapere, un bisogno naturale e inaggirabile che coinvolge l’uomo in quanto tale. L’aspetto più caratteristico di chi filosofa è quello di saper mettere tutto in discussione senza dare mai nulla per scontato, di non credere senza prima aver sperimentano o ragionato deduttivamente e/o induttivamente, di sradicare i pregiudizi e le verità assolute, di indagare l’essenza delle cose andare a fondo, scrutando dettagliatamente. Il filosofo può essere metaforicamente paragonato a un bambino che per la prima volta apre gli occhi al mondo e ne assapora ogni bellezza, sentendosi incredibilmente piccolo dinnanzi a tutte le meraviglie del mondo ma allo stesso tempo felice e grato di poter ammirare cotanta bellezza e di poter scoprire, conoscere, vivere. Lo studio della filosofia proietta la mente dell’uomo a ragionare criticamente, con la propria testa, in maniera autonoma, producendo una forma mentis pluralistica ed empatica, critica, aperta e creativa evitando così pensieri qualunquistici e fanatici. Kant affermava “Sapere Aude”, ovvero “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”. Abbiate il coraggio di essere voi stessi, di affrontare le cose con ragionevolezza, di superare le barriere e gli stereotipi della società e come scriveva Cesare Pavese a Fernanda Pivano “Si faccia una vita interiore, di studio, di affetti che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere” e vedrà che la vita avrà un significato.
Chiara Falvella
Chiara Falvella
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