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LA STORIA DI SHIN, FUGGITO DA UN INFERNO DANTESCO NON LONTANO DA NOI

Nel mondo globalizzato, ipertecnologico e splendente in cui pensiamo di vivere esiste uno sputo di inferno, un dominio del diavolo a cui è stato dato un nome ben preciso: Corea Del Nord .  All'interno di questo limbo infernale ci sono alcuni gironi che neanche il Dante più spietato avrebbe mai potuto immaginare, i gulag. Trattasi di campi di concentramento in cui l'umanità scompare e ogni parvenza di libertà svanisce. Qui, in uno di questi campi, nasce Shin Don-Hyuk, il protagonista della storia di oggi.  Shin, essendo nato tra le buie recinzioni di un lager, non sa cosa sia il mondo . Non ha idea di cosa sia la vita fuori da quel luogo di strazi e pianti, così come non ha idea di cosa possa essere quella che noi definiamo "normalità". Per lui, fin dalla nascita, esiste solo il lavoro. Non conosce affetto, amore, amicizia, pietà, compassione, umanità, solidarietà, generosità nè indulgenza o benevolenza .  Questi termini, per Shin, non solo
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COSA HA FATTO SALVINI QUEST'ANNO?

Ripercorriamo le mirabili gesta del Capitano dal primo Gennaio 2020. Quello che segue non è semplicemente un riepilogo delle tappe che hanno portato Salvini ad ottenere meritatamente l'appellativo di "Ministro della malavita", ma è un quadro dell'elettorato italiano.  16 Gennaio Pubblica su Instagram un video di un ragazzo con handicap mentre parla su un palco delle sardine. La clip ritrae il ragazzo solo quando incespica o ha titubanze, non l'intero comizio. Quest'ultimo riceverá decine di migliaia di commenti di odio. Non potrà più andare a lavoro per via degli hater e gli viene proposto di accettare la scorta. 20 Gennaio Indice uno sciopero della fame in occasione del suo processo. Chissà se egli stesso parteciperà mai. 22 Gennaio Citofona in diretta fb ad un marocchino minorenne. Lo accusa di essere uno spacciatore. Le prove? Una signora del posto era semplicemente sospettosa. 29 Gennaio Ha inizio ufficialmente la sua campagna elettor

ESPRIMERSI HA UN COSTO

Lettera aperta ad Instagram. Egregi amministratori della piattaforma social su cui sto scrivendo queste poche righe , mi dispiace doverlo sottoscrivere, ma la vostra è stata una tremenda caduta di stile. Bloccare ripetutamente questa pagina, eliminarne numerosi contenuti e limitare pesantemente l'account dell'unico admin di quest'ultima, vi qualifica per quello che siete: dei ciechi censori senza bastone, dei tiranni, degli sporchi fascisti che barcollano nell'ingiustizia. O meglio ancora, dei servi del pensiero unico, degli assassini della diversità di opinione. La parola, l'espressione, il confronto ed il dialogo, venivano negati in altri tempi. In altri tempi chi era scomodo veniva zittito . In altri tempi ai "dissidenti" veniva chiusa la bocca.  Quel che mi rattrista ancor di più non è semplicemente il fatto che la mia pagina rischi di chiudere dopo oltre un anno di lavoro, ma vedere un social network comportarsi cosí: come un

ABDULLAH KURDI , IL PIANTO INFINITO DI UN PADRE

Mi permetto di raccontarvi alcune pagine della drammatica storia di Abdullah Kurdi , padre di Alan Kurdi: il celebre "bambino sulla spiaggia". Abdullah nasce a Damasco e trascorre una serena fanciullezza in Siria giocando e scorrazzando per le strade della città con i suoi compagni e fratelli curdi. Dopo un'adolescenza degna di essere chiamata tale, la sua vita viene presa a calci da una notizia sconvolgente, che, come un fulmine, si abbatterá su quest'ultimo, ne scandirá l'esistenza e gli cancellerá per sempre il sorriso dal volto: lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante sta bussando, a suono di colpi di mortaio, alle porte della capitale siriana.   Ciò significa morte, distruzione, violenze, barbarie ed inevitabilmente... Emigrazione. Innumerevoli migliaia di civili, che fino a poco prima vivevano sicuri nelle loro tiepide case, si ritrovano a dover scappare senza una meta. A doversi trarre in salvo. A dover dire addio alla quotidianità.  An

Perché lo Stato ci obbliga a studiare?

Perché una Repubblica Democratica avverte la necessità di imporre ai propri cittadini lo studio? Perché, anziché aspettare che la cultura, l’approfondimento, la ricerca, l’analisi e la critica germoglino nel popolo a seguito di un naturale affioramento di passione o interesse, si preferisce innestare il sapere mediante l’imposizione della noiosa pratica della frequentazione scolastica sino a 16 anni?  Insomma   perché siamo costretti a stare in classe ad attendere la fine delle interminabili lezioni? La risposta è semplice quanto scontata. Lo Stato ci obbliga a conoscere, ad apprendere e a saper applicare, per ragioni prettamente politiche, a cui cercherò di dar voce in queste poche righe. Posto che ogni Democrazia fondi la propria esistenza sulla sovranità popolare e che essa trovi una manifestazione tangibile nelle elezioni, le Istituzioni non possono lasciare che a recarsi alle urne elettorali sia un popolo che non possiede neppure talune conoscenze di base. Ecco il succo de

La percezione della crisi climatica nella regione di Sinisgalli e Scotellaro

Poco più di un anno or sono, una quindicenne svedese dall’aria mite, con lunghe trecce bionde e con occhi verdi capaci di penetrare negli animi di chi vi ci si imbattesse, decise di recarsi ogni venerdì davanti al Parlamento per urlare silenziosamente il proprio disappunto nei confronti delle politiche miopi ed insensibili che hanno seminato ed alimentato il disastro ambientale. A farle compagnia non c’era nulla e nessuno se non uno zainetto rosa ed un cartellone con su scritto “Skolstrejk för klimatet”, ossia: “Sciopero scolastico per il clima”.  Quella ragazzina incompresa ed isolata, che dichiarò guerra ad un impero invincibile come quello delle multinazionali e dei lobbisti complici della messa in pericolo del Pianeta, nonostante la sistematica indifferenza dell’opinione pubblica, lo scoraggiante silenzio dei media, le frustranti critiche dei conoscenti e gli ingenti problemi personali e familiari, non gettò mai la spugna. Non mollò la presa. Non demorse. Non si diede per vi

Per un'Italia senza odio; per un'Italia Giallo-Rossa.

(Articolo del 5 Settembre 2019) Dopo una  di una lunga serieimate trattative e frenetiche consultazioni, che hanno visto impegnate diverse forze parlamentari, il Governo Giallo-Rosso sarà pronto ad insediarsi nelle sedi amministrative.  Quest’evento non segna semplicemente il germoglio di un nuovo esecutivo, ma la fine di una stagione politica che per 14 mesi ha messo in ridicolo il nostro paese. Con un pizzico di sano ottimismo possiamo sperare che nessun leader politico parlerá più di ruspe o di zingaracce. Che nessun cazzaro verde sarà in spiaggia tra le cubiste mentre noi italiani gli paghiamo lo stipendio . Nessun ministro farà leva sulle paure popolari. Nessun politico seminerà fake-news e disinformazione per raccogliere dei voti. È il caso di dire che la pacchia è veramente finita . Rischiavamo, noi italiani, di essere ricordati come quelli dei porti e dei cuori chiusi. Come quelli disumani del Decreto Sicurezza Bis. O come i coloro che, nel silenzio generale, lasciavano