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UOMINI E TOPI, RECENSIONE DEL LIBRO


Un uomo ammattisce se non ha qualcuno. Non importa chi è con lui, purchè ci sia.

“Uomini e topi” è un avvincente romanzo che con fluidità e leggerezza si rende portavoce di una storia drammatica, come quella di George e Lennie. Due personaggi agli antipodi, ma nel contempo inseparabili che raccontano al lettore quanto sia importante non essere soli.
L’autore infatti si serve della personalità controversa dei due protagonisti per parlarci dell’importanza della condivisione, senza la quale le gioie terrene si vanificherebbero e non si riuscirebbe ad apprezzare ciò che si ha.
Oltretutto quest’opera ha un elevato carico etico, poiché pone il destinatario di fronte a vari temi come l’amicizia, la solitudine, l’impulsività e la seduzione. Ma nel contempo ci parla di molteplici problematiche sociali, ponendo sullo sfondo il razzismo perpetuato ai danni di un bracciante di colore, le scarse condizioni igieniche nelle baracche dei lavoratori ed i pregiudizi e l’emancipazione vissuti da una donna.
Personalmente ho apprezzato questo libro per la capacità dell’autore di unire ad uno stile fin troppo semplice un intreccio complesso e finanche drammatico. Consigliato a chiunque cerchi un racconto scorrevole e coinvolgente.

TRAMA DEL LIBRO

“Uomini e topi” è un romanzo scritto da John Steinbeck nel 1937 ed ambientato nell’America bucolica dell’omonimo secolo. La narrazione ha inizio con la presentazione dei protagonisti, George e Lennie, due braccianti in procinto di raggiungere un ranch per guadagnarsi un  misero tozzo di pane.

George, nonostante la sua minutezza non lo renda uno stakanovista adatto ai lavori pesanti, gode di un ingegnoso acume, che fa di lui paradossalmente una persona scaltra e opportunista. Contrariamente, Lennie ha dei gravi deficit mentali, ma dispone di un fisico vigoroso ed una muscolatura prorompente.
Sebbene i due personaggi siano agli antipodi, le loro anime sono legate da un’ intesa indissolubile, al punto tale che George si prende fedelmente cura del compagno e parallelamente Lennie si fida ciecamente di George.
I protagonisti sono appena fuggiti da una fattoria, poiché Lennie, toccando le soffici vesti di una ragazza, viene scambiato per uno stupratore. Così i due, dopo un lungo viaggio sulle rive del Mississippi, vengono ribaltati in una nuova realtà lavorativa composta da varie personalità, tra cui spicca quella di Curly (figlio del padrone del ranch), Slim (il capo cavallante) e Crooks (un uomo di colore, discriminato dagli altri braccianti).
Tuttavia, nello scorrere lento e monotono della vita all’interno del nuovo ranch, a delinearsi con prepotenza un ruolo di rilievo nel romanzo è la moglie di Curly, a cui l’autore non dà un nome.
Quest’ultima è una donna seducente che con il suo fascino disarmate monopolizza le attenzioni dei braccianti.  E proprio a tal proposito, George consiglia vivamente all’amico  Lennie di starne lontano, per evitare altri guai. Ma nel finale del romanzo, dopo una serie di avvenimenti che preludono ad una fine tragica, Lennie si ritrova in una stalla ad accudire dei cagnolini quando gli si avvicina la provocante moglie di Curley, che lo invita ad accarezzarle i capelli.  Lennie acconsente con piacere, ma nonostante i suoi nobili intenti, finisce con i suoi modi rudi per spaventare la ragazza, la quale inizia ad urlare e a lamentarsi dal dolore.  Sperando che le urla non oltrepassino il muro che li divide da orecchie indiscrete, Lennie cerca impulsivamente di zittire la malcapitata moglie di Curly, strattonandola con veemenza, fino ad ucciderla inconsapevolmente.
Resosi conto di aver commesso un’azione irreparabile ed incontrovertibile, Lennie fugge nel bosco, nel luogo indicatogli da George all’inizio del romanzo.
Nel contempo, i braccianti capeggiati da un indomito Curly, dopo aver rinvenuto il cadavere, organizzano una spedizione spietata alla ricerca di Lennie.
Così George, dopo aver rubato un fucile a Carlson, intuendo il posto dove il suo fidato amico si sarebbe nascosto, lo raggiunge e lo uccide prima dell’arrivo di Curley, sottraendolo, suo malgrado, ad una fine assai più dolorosa e cruenta.
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