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Femminismo, comunismo, vittimismo e antimaschilismo.

Ada Hegerberg, nota calciatrice norvegese, nonché vincitrice del pallone d'oro edizione 2018-2019, ha rinunciato a partecipare al mondiale femminile in corso di svolgimento.

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Questa manifestazione, agli occhi di molte calciatrici come lei, è vista come un'occasione per scalfire il proprio nome nella storia della competizione; come un modo per entrare a far parte dell'Olimpo del calcio a suon di gol e assist o come una prestigiosa vetrina in cui poter esibire il proprio talento.

Eppure, come giá detto, nonostante una manifestazione di questo calibro sia un palcoscenico in grado di esaltare le campionesse, la ventitreenne norvegese ha deciso di non prendere parte a questo mondiale.
Perchè è giunta ad una decisione simileForse non è un'amante dei riflettori Ada? O magari c'è di mezzo un infortunio?  Avrá avuto qualche problema personale?

Niente di tutto questo, anzi, la Hegerberg si è voluta estraniare da questa manifestazione, privando gli amanti dello sport del suo talento cristallino, per una causa apparentemente molto piú nobile.
Quest' ultima infatti, scegliendo di non calcare con i tacchetti i campi francesi, intende mostrare il suo disappunto nei confronti della disposizione della FIFA di non retribuire le nazionali femminili cosí come viene fatto per quelle maschili.

Nella fattispecie, nel mondiale del 2022 in Qatar, i vari Ronaldo, Messi, Neymar e Pogba, oltre a contendersi la gloria eterna, battaglieranno per 440 milioni di dollari, i quali verranno distribuiti tra i 32 paesi in gioco in modo proporzionale ai successi ottenuti sull'erbetta sintetica.

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Le donne, invece, dovranno versare sudore e sputare sangue negli stadi francesi per la "modica" cifra di 30 milioni di dollari (dei quali solo 4 verranno incassati dalla vincitrice). 
È proprio questa disparità di trattamento che ha catturato le attenzioni della stella scandinava ed al tempo stesso ne ha mosso la coscienza, spingendola a raggiungere la sofferta decisione di dare forfait.
Insomma, Ada Hegerberg non concepisce il fatto che i suoi colleghi di sesso opposto debbano guadagnare di piú delle sue compagne e propone montepremi dallo stesso valore per ambedue le manifestazioni sportive.

Dal mio punto di vista, Gianni Infantino non si deve far piegare dai voleri di una comunista come la Hegerberg, poiché quest’ultima, in nome della lotta al maschilismo, stà combattendo inconsciamente un principio che da sempre rappresenta un pilastro portante della società: la meritocrazia.

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Detto in altri termini, remunerare con la stessa paga due nazionali di sesso opposto che attirano un numero diverso di spettatori e di conseguenza fanno muovere in modo differente gli ingranaggi del business, sarebbe una vera ingiustizia, in quanto, come già sottinteso, in qualsiasi contesto lavorativo, che sia un ufficio o un campo da calcio, il guadagno deve essere proporzionale ai meriti.
Vi citerò dei dati per avvalorare la tesi secondo cui le due competizioni prese in esame sono seguite da un numero totalmente diverso di appassionati:
- Nei Mondiali in Russia del 2018, in media 210 milioni di persone seguivano le partite in programma, mentre in quello femminile attualmente in corso, la media degli spettatori incollati alle TV è all'incirca di 10 milioni.
- La finale tra Francia e Croazia è stata vista da 1,12 miliardi di sportivi e non, mentre la finale del 7 Luglio a Lione, secondo le stime più ottimistiche, non supererà i 150 milioni di telespettatori (perfino al di sotto della media di ogni singolo match di Russia 2018).

Cara Ada, dopo queste povere ma sufficienti argomentazioni giungo alla conclusione che se davvero avessi voluto condurre una battaglia al maschilismo saresti potuta scendere in campo e far ricredere quegli uomini che hanno pregiudizi sul calcio femminile anziché renderti portavoce di una battaglia dai connotati decostruttivi e antimorali sugli spalti.
Michael Erasmo Alliegro

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