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IN TIME, recensione del film

I poveri muoiono, i ricchi non vivono

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Il tempo è denaro
Quante volte ognuno di noi ha ascoltato queste parole? Potrebbe essere stato nel momento in cui ci ostinavamo a procrastinare una qualche mansione affidataci da un genitore; oppure quando, a pochi minuti da un appuntamento importante, ci lasciavamo andare "ancora per poco" al piacere erogato da quel caldo flusso d'acqua della doccia che, nel suo banale scorrere, sembrava portarsi via con nessuna considerazione per ciò che sarebbe avvenuto di li a poco. 

In quel tempo che non sarebbe dovuto perdere risiedeva una certa importanza, avremmo sicuramente definirla "vitale", eppure, anche nel caso in cui non fossimo stati in grado di gestirlo meglio, non ci saremmo trovati in una questione reale di vita o di morte; in un futuro prossimo futuro tempo è stato, in senso letterale? E se da ciò scaturisse, per un'implicazione dettata dalla logica, un qualcosa di ancora più sconvolgente? 

Il tempo è denaro, il denaro è vita. E in un film che racconta i personaggi di "In Time" di Andrew Niccol, immersi in un'apparente eterna giovinezza. Benché un attento osservatore riesca a percepire, negli occhi di ciascuno di loro ardore saggezza, ingenuità, stanchezza, attributi della giovinezza o della vecchiaia, nessuno dimostra più di venticinque anni, si tratti di un ventottenne, di qualcuno che di primavere ne ha vissute più di cento. E cosi 'innato desiderio di immortalità, insito in ciascuno di noi, diviene una concreta possibilità; ma a quale ristretta cerchia è concesso ostinarsi a portare avanti racconto spasmodica ricerca della vita eterna? E uno scapito di chi? Quante esistenze è cessata prima del tempo, per quanto riguarda il tempo non ha una fine tangibile e continua uno scorrere all'infinito per altri?

Malgrado ogni sistema monetario porti con sé diseguaglianze senza limite nel 2018, il 50,1% della ricchezza globale era concentrato nelle mani dell'1% della popolazione), mai arrivo in questa distopica eventualità ci troveremmo dinnanzi a questioni etiche cos complesse: è giusto che il ghetto sarà procacciarsi ogni minuto della propria vita, mentre le classi alte conservano milioni di "anni / moneta" nei propri bunker?

Arriverà per tutti, senza distinzioni di ricchezza, un momento in cui una vita cesserà di essere racconto e diverrà un monotono scorrere di un'esistenza ormai giunta al limite? E se qualcuno tentasse di sovvertire un ordine ormai tramutatosi in pura essenza di disordine? Sono questi gli interrogativi che sorgono nella mente dello spettatore di "In Time", che rendono così un calarsi in un ipotetico futuro così assurdo e in apparenza distante, ma quanto mai prossimo, almeno dal punto di vista metaforico.
                                 Anna Dalessandri

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